Per curare l’osteoporosi serve più ascolto ed empatia: sono anche i medici – ortopedici e reumatologi – a dirlo, avvertendo l’inadeguatezza del loro approccio nei confronti di chi soffre di questa malattia silenziosa, spesso ignorata o non adeguatamente considerata.
E che spesso – come rileva una ricerca di Chiesi Italia – arriva con fatica alla diagnosi e ancor più faticosamente riesce ad ottenere le cure e le attenzioni in grado di prevenire le fratture e preservare il più possibile nel tempo la qualità della vita. Un bilancio negativo in termini di benessere individuale ma anche di costi per la collettività, considerato con il progressivo invecchiamento della popolazione l’impatto delle fratture da fragilità sulla spesa sanitaria europea continuerà a crescere.
L’International Osteoporosis Foundation prevede costi per 37 miliardi di euro a seguito dei 2,7 milioni di fratture da fragilità in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito, con una spesa annua prevista in aumento, fino a più di 47 miliardi di euro entro il 2030.
“Per essere al fianco dei pazienti è necessario comprendere i loro bisogni insoddisfatti”, spiega Laura Franzini, Direttore Medico di Chiesi Italia. “Da qui è nata l’indagine che ci ha permesso di raccogliere il punto di vista dei pazienti, le difficoltà, i timori e le preoccupazioni nella gestione della malattia’. In base a quanto emerso, le pazienti riconoscono nell’ortopedico e nel reumatologo i punti di riferimento, nonostante la percezione di un loro scarso investimento sulla malattia e la comunicazione quasi sbrigativa che caratterizza le visite, da cui il percepito di un ascolto insufficiente e il bisogno di una maggiore empatia.
(Fonte: tratto dall'articolo)