Dal nuovo libro di Martha C. Nussbaum e Saul Levmore (Invecchiare con saggezza. Dialoghi sulla vita, l’amore e i rimpianti, il Mulino 2019) emerge la constatazione che è un errore ridurre la terza età al declino psicofisico. Occorre costruire una società in cui gli ultimi anni vengano vissuti senza impedimenti ma con consapevolezza.
Se la vecchiaia è una fase della vita, bisogna scoprire ciò che abbiamo in comune con le altre generazioni e, con l'aiuto dei nostri amici e dalle esperienze di chi ci circonda, quale è la qualità del nostro invecchiamento. Solo la condivisione ci può aiutare a capire se, andando avanti negli anni, diventiamo più egocentrici o più aperti alle critiche, se abbiamo paura degli altri o incutiamo loro timore se siamo contestualizzati nella realtà che cambia.
Il libro di Martha C. Nussbaum e Saul Levmore tratta del vivere consapevole, e non del morire. La vecchiaia è molto di più del semplice accumulare esperienze e acquisire saggezza. Per alcuni può significare rimpianti, preoccupazioni o avere bisogno di denaro per curarsi. Per altri, vuol dire essere disponibili a dare aiuto consigli o tempo a chi chiede comprensione, guida e aiuto. Queste preferenze valgono anche per chi non si sente ancora invecchiare: giovani amici, parenti e colleghi che però spesso considerano gli anziani solo depositari di saggezza. La ricerca di ciò che di buono si nasconde fra le rughe risale almeno all'epoca di Cicerone, dal quale possiamo imparare ancora oggi.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)