La pandemia ha aggravato la carenza di infermieri soprattutto per le strutture degli anziani. Secondo la Funzione Pubblica di Cgil in Italia mancano 60mila infermieri per mantenere gli standard attuali e vi è un’esigenza di almeno altri 140mila per arrivare agli standard europei. Tuttavia la questione non riguarda solo il nostro Paese: infatti nel 2020 tutti i paesi europei hanno segnalato un’offerta insufficiente di infermieri, medici generici e operatori per la long term care (rapporto Eurofound). A soffrirne maggiormente sono gli anziani soprattutto se non autosufficienti, come mostra il rapporto Ocse giugno 2020 che parla di personale insufficiente, scarsa qualità dell’assistenza e del livello di sicurezza.
La pubblicazione, che prende in considerazione 28 paesi soprattutto occidentali, evidenzia che i lavoratori del settore sono spesso scontenti del salario, delle condizioni del lavoro e delle prospettive di carriera, in aggiunta allo stress psico/fisico. Questo porta a sua volta ad un basso reclutamento e mantenimento a una generale carenza di lavoratori nell’ assistenza alla terza età. La sanità pubblica e quella privata hanno capacità economica superiore ai servizi sociosanitari e per questo le associazioni di settore propongono situazioni di miglioramento. Uneba per esempio spinge per formare gli Oss specializzati, nuove figure a metà tra gli infermieri e gli OSS, che sono più numerosi degli infermieri ma svolgono mansioni meno qualificate. L’altra via resta per ora il reclutamento del personale straniero.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)