In Italia l’Inps censisce quasi 850mila lavoratori domestici, che potrebbero diventare un milione con l'ultima sanatoria. Il settore è ormai fondamentale, sia in termini numerici che di impatto sociale, economico e fiscale. Tra le cause dell'aumento di richiesta di questi lavoratori negli ultimi 30 anni la crescita dell’occupazione femminile con minore disponibilità all’attività domestica e di assistenza e l’aumento della popolazione anziana.
Negli ultimi anni lo Stato ha sempre più delegato alle famiglie la gestione del welfare, che sono quindi diventate datori di lavoro domestico. In questo modo le spese sono ricadute sulle famiglie, che spendono circa 7,1 miliardi ogni anno. In più il lavoro domestico genera un gettito fiscale e contributivo pari a 1,5 miliardi di euro (cifra che aumenterebbe se tutti i lavoratori fossero in regola). Dagli ultimi dati Istat rinfatti risulta che il 57,6% dei lavoratori domestici è irregolare.
E' comunque un settore in crescita, di cui è fondamentale riuscire ad arrivare alla completa regolarizzazione, così da garantire maggiori entrate allo Stato e una sicurezza più ampia alle famiglie. Inoltre va valorizzato il lavoro di cura che viene attuato da queste figure. Ed in questa direzione si muove infatti il nuovo contratto collettivo in cui cambiano i termini di colf e badanti e diventano "assistente familiare" e si incentivano i corsi di formazione.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)