Nella prima parte della campagna elettorale i giovani sono scomparsi, anche perché gli elettori si concentrano nella fasciadi età degli over 45, dove sono minori le astensioni. Ciò però porterà a dei problemi per le generazioni successive. La promessa di tanti di rimettere mano alla riforma pensionistica della legge Fornero non calcola che ciò avrà forti ripercussioni sul deficit pubblico. Inoltre i giovani hanno già minori tutele, contrariamente agli anziani che hanno goduto di un welfare molto protettivo e le nuove regole del mondo del lavoro confermano l’incomunicabilità tra due mondi, con una rottura del patto generazionale. Infatti si divide in chi può ancora andare in pensione a poco più di 60 anni di età con assegni pensionistici dignitosi e chi, a causa sia dei rapporti di lavoro a bassa retribuzione e instabili, è esposto a un rischio povertà sempre crescente. Inoltre i contributi versati all’Inps da chi lavora oggi servono a pagare le pensioni dei padri, mentre le proiezioni demografiche allertano che se oggi ci sono 100 persone in età lavorativa per ogni 35 pensionati, tra vent’anni il rapporto salirà a 54, per arrivare nel 2057 a 62 pensionati ogni 100 lavoratori. Quindi per una buona politica bisognerebbe avere una ripartizione delle spese tra generazioni attuali e future, dando ai giovani lavori con salari reali che li portino ad un’equa pensione.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)