Sono ormai 400.000 gli over 65 italiani che si trasferiscono in Portogallo, Tunisia, Sud America ed Europa dell'Est, attirati dal costo di vita più basso e dalla convenienza fiscale. Il fenomeno, che coinvolge sin dagli Anni '70 gli anziani tedeschi e inglesi, da noi è esploso dopo la crisi del 2008: un lasso di tempo sufficiente, perché i diversi governi provassero in qualche modo a frenare la "fuga".
Oggi sono 338.000 gli Italiani che percepiscono una pensione Inps ma risiedono all'estero. La maggior parte dei trattamenti ha un importo tra 100 e 200 euro: vanno ai circa 200.000 emigranti di vecchia data sparsi tra Canada, Usa, Germania e Svizzera, che da noi hanno versato contributi minimi.
Michele Scalfetta, avvocato e referente legale di una delle agenzie che aiutano i pensionati a fare questa scelta spiega: "Gli ex lavoratori privati che risiedono all'estero possono ottenere la pensione italiana per intero e farsela tassare nel Paese dove intendono trasferirsi". E aggiunge: "Da noi le pensioni sono tassate come reddito da lavoro, con aliquota piena, dal 23% al 43%, mentre altrove sono esentasse o godono di privilegio agevolato. Chi in Italia ha la pensione minima fatica ad arrivare a fine mese, mentre in altri Paesi vede moltiplicare il potere d'acquisto. Ma va all'estero anche chi percepisce assegni da 3000 euro, perché altrove finiscono per valerne fino a 5.000".
Rosario Fazio titolare dell'agenzia vadovia.it suggerisce: "Prima di partire serve accortezza; conviene concedersi vacanze e soggiorni prolungati nel Paese scelto. E non bisogna mai affidarsi ad agenzie o intermediari scovati in Rete che chiedono soldi in anticipo".
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)