Se la pressione sistolica resta al di sotto dei 120 millimetri di mercurio (mmHg), il rischio di eventi cardiovascolari si abbassa. È quanto emerge da uno studio da uno studio pubblicato sulla rivista Circulation dai ricercatori statunitensi coordinati da Richard Cooper del Loyola Medical Center di Maywood. Secondo gli esperti, tuttavia, un livello pressorio troppo basso potrebbe anche arrecare alcuni effetti collaterali, come insufficienza renale e squilibri elettrolitici. Al termine della ricerca, gli autori hanno osservato che ridurre la pressione sanguigna della popolazione fino a 120 mmHg potrebbe salvare la vita di 107.500 cittadini ogni anno. Inoltre, potrebbe prevenire 46.100 casi di arresto cardiaco. Tuttavia, secondo gli esperti, questa eventualità potrebbe anche produrre effetti collaterali: potrebbe causare 56.100 episodi di ipotensione, 34.400 sincopi, 43.400 eventi di squilibri elettrolitici gravi e 88.700 casi d'insufficienza renale acuta all'anno. Alla luce di questi risultati, gli autori ritengono che per conciliare rischi e vantaggi dell'abbassamento della pressione sanguigna, potrebbe essere opportuno mantenerla introno ai 130 mmHg.
(Fonte: tratto dall'articolo)