L'ipertensione arteriosa, colpisce oltre 1.4 miliardi di persone in tutto il mondo, ed è un grosso fattore di rischio sia per il cuore che per il cervello. In particolare, l'aumento non controllato della pressione arteriosa sulla parte più anziana della popolazionepuò causare danni importanti che vanno dall'ischemia cerebrale all'emorragia, nonché al più facile sviluppo di patologie degenerative quali la demenza o l'Alzheimer.
Su un recente numero della rivista Journal of American College of Cardiology un gruppo di studiosi italiani dell'Università di Milano Bicocca guidato da Giuseppe Mancia, ha valutato gli effetti della terapia antipertensiva sul rischio di demenza in soggetti anziani seguiti per un periodo medio di oltre sette anni.
Sono stati analizzati più di 215.000 pazienti di età superiore a 65 anni, che avevano iniziato una terapia antipertensiva alla data dell'arruolamento. Durante il periodo di studio, quasi 14.000 di loro sono andati incontro a demenza o si sono ammalati di Alzheimer.
Di questi pazienti è stata valutata l'aderenza alla terapia antipertensiva (misurando i giorni in cui avevano preso il farmaco). Sono stati quindi divisi in quattro gruppi. Il rischio disviluppare demenza si riduceva di oltre il 2%. In quelli con aderenza media o alta invece, il rischio diminuiva molto di più, cioè fino rispettivamente al 12% ed al 24%.
Da notare che tale importante riduzione del rischio si aveva indipendentemente dal sesso o dallo stato di salute precedente. Inoltre era presente, sia pure leggermente ridotto, anche nei pazienti più anziani (oltre gli 85 anni).
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)