Dopo i dati Istat, con quei 54 mila morti in più nel 2015, sono arrivati i dati del rapporto «Osservasalute» dell’Università Cattolica che confermano che la speranza di vita degli Italiani non cresce più. La differenza è di poco, l’attesa di vita degli uomini è passata da 80,3 a 80,1 anni e quella delle donne da 85 a 84,7, ma è un dato che gli esperti considerano clamoroso. Walter Ricciardi, coordinatore del rapporto e presidente dell’Istituto superiore di sanità dice: «L’unico Paese democratico che ha registrato un passo indietro del genere è la Danimarca 21 anni fa e poi la Russia post-comunista, che invece di investire in prevenzione si è disgregata». Il «secondo sistema sanitario al mondo», come certificava qualche anno fa l’Organizzazione mondiale della sanità ha dei problemi. Già l’Istat aveva denunciato la rinuncia alle cure da parte di oltre il 41% delle famiglie italiane, (ticket troppo cari e liste d’attesa infinite). «Certo che c’è una correlazione tra calo dell’aspettativa di vita e tagli», dice Ricciardi. «Siamo la Cenerentola del mondo l’ultimo Paese ad investire in prevenzione, a cominciare dalle vaccinazioni. E poi ci sono gli screening oncologici, mai partiti e che funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne». Infatti con il 4,1% della spesa sanitaria destinata alla prevenzione l’Italia è agli ultimi posti della classifica europea e siamo ultimi in Europa anche con la spesa pro-capite per tutta l’assistenza sanitaria (la Germania spende il 68% in più). Come spiega Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane «abbiamo un aumento di incidenza dei tumori prevenibili, soprattutto alla mammella e al polmone per le donne, al colon retto per gli uomini. Ma quello che più colpisce è il consolidamento delle diseguaglianza, con le regioni del Sud che a fronte di finanziamenti più bassi stanno peggio anche in termini di mortalità e speranza di vita». Colpa anche degli italiani che rispetto alle vaccinazioni sono scesi sotto la soglia del 95% di copertura raccomandata dall’Oms anche in quelle obbligatorie. Gli anziani sono le prime vittime dell’influenza, ma nessuna regione raggiunge la soglia del 75% dei vaccinati. Problemi anche a causa dell’obesità, dove le persone in sovrappeso passano dal 33,9 al 36,2% (è diminuita invece tra i bambini).
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)