Il ruolo degli educatori e dei pedagogisti, fondamentale nell’ambito sociosanitario o in carcere, viene per lo più sottovalutato. Ciò avviene anche nel percorso formativo, che in Italia vede due facoltà – Scienze della Formazione e Medicina – autorizzate a preparare per lo stesso ruolo, quello di educatore professionale appunto. Anche gli sbocchi occupazionali sono spesso lasciati alla gestione dei singoli territori regionali. Ma adesso è in dirittura d’arrivo alla Camera una legge per mettere ordine. Il testo è frutto della fusione di due proposte di legge – n. 2656 con prima firmatariaVanna Iori (Pd) e n. 3247 targata Paola Binetti (Ap) – che hanno l’obiettivo di «ridare dignità umana e professionale a questo mestiere», attraverso la definizione di titoli necessari per esercitare funzioni e ambiti professionali. Per la prima volta dopo l’approvazione della legge, «sarà obbligatoria la laurea per accedere alla professioni educative». Per gli educatori che lavorano da molti anni senza avere un titolo universitario, sono previste norme transitorie che consentono con un percorso privilegiato di conseguire la laurea, riconoscendo il lavoro svolto come credito formativo. E tra gli emendamenti, c’è l’ipotesi, per chi lavora da 3 anni nei servizi o ha superato un concorso pubblico per educatore, di un corso intensivo di un anno svolto in ateneo per conseguire la laurea triennale, mentre c’è l’esonero per chi ha 25 anni di servizio o oltre 50 anni di età.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)