Un vero e proprio scandalo nazionale sta investendo l’Inghilterra: un ageismo “istituzionalizzato” diffuso e strisciante nella sanità pubblica. Ancora una volta gli anziani sono destinati a pagare il prezzo della loro età.
A causa dell’invecchiamento della popolazione inglese si stima che entro il 2065, il numero dei malati di Alzheimer sarà raddoppiato e aumenteranno inesorabilmente i casi di demenza senile. L’atteggiamento dei medici, in queste situazioni, è prescrivere agli anziani, in media sopra i 65 anni, famaci per dormire e per alleviare i dolori e le sofferenze, con un innalzamento nel rischio di perdita di indipendenza e persino di decesso nell’arco di pochi anni.
In Inghilterra gli esperti parlano ormai di un vero e proprio “avvelenamento” da farmaci regolarmente prescritti.
In effetti, troppo poco si sa sulle interazioni dei diversi principi tra loro e di come vadano correttamente dosati nelle persone anziane, dal momento che gli studi di settore non includono le persone over 65. Il che significa che agli anziani vengono prescritti farmaci in dosi “convenzionali”, che sono state testate in fasce più giovani della popolazione, esenti da disturbi cronici multipli collegati all’età. Il risultato è che le persone anziane hanno più difficoltà ad affrontare gli effetti collaterali, e non solo. Spesso i problemi derivanti da questi ultimi vengono trattati come sintomi dell’invecchiamento generale del corpo. Il fallimento di dottori e ricercatori nel tener conto delle differenze nella psicologia e nei bisogni dei pazienti anziani è solo un esempio dell’ageismo che permea il mondo della Sanità. Un altro aspetto eloquente è la sovraprescrizione di medicinali: il continuo aumento nel numero di anziani con problemi di salute vari, inclusi cancro, diabete di tipo 2, demenza e artrite, porta i medici a prescrivere contemporaneamente diversi farmaci per trattare i sintomi di tutte queste malattie. L’ironia della sorte è che sono state proprio le recenti direttive della Sanità inglese, rivolte ai medici di base nel 2004, a portare indirettamente a questo fenomeno. Bisognerebbe, piuttosto, monitorare costantemente la capacità dell’anziano nei confronti dell’aumento di consumo di farmaci, nel senso che la dose di ciascun farmaco deve essere adattata all’età del paziente e all’interazione con altri principi assunti contemporaneamente.
Un altro effetto dell’ageismo dilagante, è l’atteggiamento dei medici nei confronti del paziente anziano affetto da malattie gravi come il cancro, che richiedono un intervento chirurgico: l’attesa media negli ospedali inglesi può arrivare fino a 18 settimane, contrariamente a quanto avviene per i pazienti più giovani.
Infine, un aspetto troppo spesso trascurato, è la salute psichica del paziente"over": bisogna sradicare lo stereotipo negativo che questo sia un fattore trascurabile.
Resta il fatto che, al momento, mentre un giovane ricoverato, sofferente anche a livello psicologico, sarà seguito da un protocollo dettagliato e costoso, che comprende la presenza dei familiari e l’accesso agli studi, la cura rivolta all’anziano nelle stesse condizioni sarà di livello inferiore, basata sull’essenziale: farlo alzare dal letto, lavarlo e assicurargli la colazione nel più breve tempo possibile. Un trattamento che, aggiunto al fattore età, mette la persona a grave rischio di depressione.
I medici sono chiamati ad indagare su questo fenomeno nella sua globalità, e i pazienti anziani sono invitati a chiedersi il perché questo possa accadere.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)