Prue e Steve Wright, due sessantenni australiani, hanno deciso di partire per un viaggio di 6 mesi, che poi sono saliti a due anni. L’anno sabbatico è finora stato appannaggio dei giovani, un periodo di stacco che di solito coincide tra la fine della scuola superiore e l’inizio dell’università. Ora invece sono sempre di più i sessantenni che decidono di prendersi un «lungo sabato» di pausa (in origine per gli ebrei era sabbatico ogni settimo anno, in cui l’antica legge prescriveva la cessazione del lavoro dei campi, il condono dei crediti e la liberazione degli schiavi). Spiega l’inglese Pul Higgs, docente di sociologia che è un retaggio della cultura giovanile che i baby boomer hanno inventato negli anni Sessanta, e che ora applicano anche arrivati all’età della pensione. A spingere al viaggio può essere anche un evento brutto, ad esempio Prue ha deciso di partire dopo la morte della moglie, ma è comunque un nuovo e forte stimolo che permette incontri ed esperienze impossibili da provare se non si lascia la propria comfort zone.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)