Le quattro famiglie di vaccini anti Covid 19 sono: quelli a base di Rna (come Pfizer, Moderna e CureVac) che forniscono istruzioni genetiche per costruire la proteina virale Spike; quelli a base di vettori virali non replicanti (come AstraZeneca, Johnson & Johnson, CanSino e Gamaleya), che utilizzano adenovirus che non possono replicarsi e che veicolano il gene della Spike nelle cellule; quelli a base di proteine Spike ricombinanti (come Sanofi-Gsk e Novavax); infine quelli a base di virus inattivati chimicamente (come Sinopharm) che non provocano la malattia, ma attivano la risposta immunitaria.
Storicamente, il primo ad essere stato approvato è Pfizer-BioNTech, seguito da Moderna, entrambi a base di Rna e, ultimamente – anche se si discute ancora sulla fascia di età - anche Astrazeneca. L’Italia (con l’Europa) ha opzionato anche i candidati CureVac, vaccino a Rna prodotto in Germania ancora in Fase 1, che potrebbe arrivare in autunno; Sanofi-Gsk (con slittamento a inizio 2022) e Johnson & Johnson, i cui dati di Fase 3 necessari alla registrazione dovrebbero essere pubblicati entro fine mese e che rappresenta, per l’Europa, il maggior investimento in termini numerici di dosi in arrivo (54 milioni per l’Italia). È al momento in uso in Russia il vaccino Sputnik V di Gamaleya, basato su vettore adenovirale non replicante, di cui non sono mai stati pubblicati dati di efficacia di Fase 3. Sono autorizzati per uso in alcuni Paesi non europei alcuni candidati cinesi tra cui CanSino, basato su un vettore adenovirale, attualmente in Fase 3.
Il vaccino italiano ReiThera ha concluso positivamente la Fase 1, quella clinica (su meno di cento persone) con un dato del 90% dei soggetti (nella fascia d’età 18-55 anni) che ha prodotto anticorpi con potere «neutralizzante». Questi non sono dati di «efficacia», che stima quante persone dopo il vaccino saranno protette dal Covid-19 nella realtà (e verranno misurati in Fase 3), ma sono risultati di «immunogenicità» che stabiliscono se il vaccino è in grado di indurre una buona risposta immunitaria.Invitalia ha appena investito 11,7 milioni di euro per ampliare lo stabilimento di Castel Romano dell’azienda ReiThera, ma la produzione vaccinale potrebbe andare a regime nel 2022.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)