Mancano dati scientifici, ma da anni si discute sull’influenza sul benessere fisico e psichico del viaggio e del suo potere terapeutico. Viaggiare ci permette di lasciare il quotidiano e di prenderci del tempo per riflettere e riordinare le priorità. Sono poi sempre di più le persone che partono per ritrovare il benessere, come mostrano i dati sul settore del “wellness”, business da 640 miliardi di euro che cresce del 14% all’anno, il doppio rispetto a qualunque altra tipologia di turismo. Sono stati 830 milioni di viaggi nel 2018, che permettono di lavorare a 17,6 milioni di persone. Alla conferenza di Iltm Cannes, che si occupa dei viaggi di lusso sono state illustrate le potenzialità commerciali delle Blue Zone, i posti del mondo dove c’è una maggiore longevità, da uno degli studiosi che le ha individuate, Dan Buettner. All’Iltm di Singapore hanno invece parlato un monaco tibetano, la guida spirituale del proprietario dei lussuosi Aman Resors e l’osteopata Julien Paccaud, ex campione sportivo, ora consulente di Chanel per la tutela della salute sui luoghi di lavoro (ecologieducorps.com). Hanno motivato il pubblico a cambiare a cercare di stare bene, che è la condizione indispensabile per condurre una vita piacevole. Nel viaggio si può migliorare la propria condizione fisica, mentale e sociale, e anche i viaggi esperienziali lo permettono. Vengono così soppiantate le vacanze edonistiche, sostituite da quelle in cui si tenta di arrivare ad un’esplorazione di sé e a una possibilità di cambiare stile di vita, più facile in vacanza che nella routine. Per far in modo che funzioni, anche il contesto deve essere adeguato, cioè incontaminato, o in una “blue zone”, dove seguire le “istruzioni” (compresa la buona compagnia, cioè famiglia e amici) per vivere meglio e più a lungo.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)