E’ da molto che si parla della terapia sostitutiva con testosterone per contenere i sintomi dell’invecchiamento maschile. Ma dagli Stati Uniti, dove è stata creata la struttura dei Testosterone Trials (TT), per controllarne gli effetti con sette diversi studi, non arriva un via libera. Marco Pahor, l’italiano che dirige il Department of Aging and Geriatric Research di Gainesville in Florida dove si svolgono le ricerche, sottolinea come in nessun caso sembra giustificato l’uso del testosterone per la prevenzione dei fenomeni associati all’invecchiamento in mancanza di sintomi specifici. Con i risultati della ricerca, pubblicati dalle riviste del gruppo Jama, si sperava di ottenere risulati che permettessero l’uso del testosterone come da anni si fa per le donne con la terapia ormonale sostitutiva. Il testosterone però agisce a moltissimi livelli, e nello studio è stato applicato in gel a uno dei due gruppi di partecipanti (l’altro riceveva un placebo) per un anno. I risultati per la sfera sessuale e la densità ossea sono stati buoni, neutri per le funzioni cognitive. Deve essere invece approfondito l’aumento dei depositi di grasso pericoloso nelle arterie, quindi con maggior rischio cardiovascolare. Pahor sottolinea l’importanza della valutazione individuale per arrivare alla terapia con testosterone, anche perché negli Stati Uniti, secondo le statistiche, l’ipogonadismo, cioè concentrazioni di testosterone inferiori a 300 nanogrammi per decilitro, riguarda una parte degli over 65 che va dal 20 al 40% del totale, e di questi uno su 10 è trattato con testosterone. Non ci sono dati riferiti all’Italia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)