I giovani italiani sono una generazione perduta. La denatalità insieme alle senilizzazione della popolazione definiscono un fenomeno che i sociologi stentano a definire. Qualcuno prova con 'degiovanimento' (il contrario del ringiovanimento). Le serie storiche dal 1862 ci dicono che in Italia oggi si fanno meno figli che durante le due guerre mondiali ed il fenomeno è più grave che nel resto d'Europa. Da noi gli under 30 sono il 29%; in Francia il 36% in Inghilterra il 37%, in Germania ci sono forti programmi di attrazione di capitale umano giovane dall'estero. Rispetto agli anni '50 il boom degli ultra 65enni è dirompente: sono aumentati di 9 milioni. Nel 1951 gli over 80 erano 622.000, oggi sono poco meno di 4 milioni. Alla stessa data le persone con più di 90 anni erano solo 28.000; oggi sono 666.000. Negli anni '50 gli oldest old (i centenari) erano 165; oggi sono un esercito di quasi 20.000. Il paradosso è che il mercato del lavoro tiene alle porte una coorte di giovani mai come prima istruiti e aperti alla globalità. Giovani con uno scarso peso demografico che si traduce in scarsa incidenza politica e quindi in poca appetibilità dal punto di vista della rappresentanza.
(Sintesi redatta da: Antonella Carrino)