A causa dell’emergenza coronavirus, i controlli e le cure per molte patologie hanno progredito nel disinteresse generale. Già negli ultimi giorni di marzo, sia la fondazione De Gasperis che la Società italiana di cardiologia avevano rilevato che quasi la metà dei cardiopatici non faceva i controlli per paura del contagio.

Un simile allarme arriva anche dallo studio del professor Nicola Napoli, medico dell’unità di Endocrinologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, questa volta per gli anziani colpiti da osteoporosi.
Già è nella norma, per l’80% delle persone trattate per una frattura non ricevere una terapia antiosteoporosi, ora lo stop del SSN secondo gli esperti porterà una nuova impennata delle fratture. Inoltre il maggior numero di pazienti ospedalizzati con Covid-19 ha più di 60 anni, quindi sono soggetti fragili e con almeno un’altra patologia.
Questo, unito all’immobilizzazione e a trattamenti di lungo periodo, aumentano il rischio di fragilità e fratture. In Italia sono circa 3,5 milioni le donne e 1 milione gli uomini affetti da osteoporosi, e si prevede nei prossimi 20 anni, con un aumento del 25% degli over 65, un proporzionale incremento dell’incidenza di osteoporosi.

E' una malattia considerata come «non urgente» nel triage Covid, quindi molti pazienti operati durante l'epidemia sono stati rapidamente dimessi dopo l’operazione, spesso senza una corretta riabilitazione post-chirurgica, trattamenti anti osteoporosi, o ulteriori raccomandazioni per il follow-up. Per questo è aumentato il rischio di sviluppare tutte le complicanze legate alle fratture del femore.

Non bisogna dimenticare il rischio di morte per i pazienti con una frattura del femore va dal 15 al 30% entro un anno: come per ictus e carcinoma mammario. Problema similare anche per i malati oncologici, che in numerosi hanno saltato le visite di controllo e anche le prime visite, cosa che porterà certamente alla scoperta di patologie in modo più tardivo e quindi più pericoloso.