Il 3 luglio il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha presentato la ventottesima edizione del Rapporto Annuale. Davanti al Presidente del Consiglio e alle più alte cariche dello Stato, sono stati illustrati i dati del Rapporto che, in questo 2020, ha tenuto conto dei risvolti legati all'emergenza sanitaria.
Il quadro economico e sociale
La situazione italiana nella prima metà dell’anno si presenta eccezionalmente complessa e incerta. Dal punto di vista economico, l’impatto della crisi sanitaria si è aggiunto al rallentamento già rilevato nel 2019, segnalando un crollo del Pil del 5,3%. Una situazione ulteriormente aggravata dall'inflazione negativa, il calo degli occupati, l’importante diminuzione della forza lavoro e la caduta del tasso di attività. Secondo le previsioni Istat, inoltre, il calo dell’attività economica del 2020 verrà recuperato solo in parte l’anno successivo.
Più positivo, invece, il quadro sociale. Nella fase di lockdown il Paese ha vissuto un clima di forte coesione. Non sono mancati, infatti, i segnali di grande fiducia che i cittadini hanno espresso nei confronti delle istituzioni impegnate nel contenimento dell’epidemia e di un elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare. Nonostante l’obbligo di restare a casa, emerge l’immagine di una quotidianità ricca ed eterogenea. Molti hanno riscoperto il valore della famiglia, altri sono riusciti a dedicarsi alle relazioni sociali e agli hobbies, sfruttando al meglio il tempo libero.
Sanità e salute nell'emergenza COVID
Dai dati Istat traspare una nota di merito per quanto riguarda il Servizio Sanitario Nazionale. Malgrado il ridimensionamento delle risorse destinate alla spesa sanitaria tra 2010 e 2018, infatti, la sanità pubblica si è dimostrata resiliente nella lotta alla pandemia. Il bilancio sulla mortalità, però, è drammatico. Dal 20 febbraio al 30 aprile sono stati oltre 28.500 i decessi di persone positive al COVID di cui il 53% avvenuto entro marzo mentre il restante 47% ad aprile. Un’analisi ancora parziale e riferita ai casi accertati di positività al virus.
I decessi totali in Italia subiscono così un rapido e drammatico incremento nel mese di marzo, arrivando a 80.623. L’incremento più marcato si registra in Lombardia, seguita da Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Com'è noto, purtroppo, i soggetti più colpiti dal virus sono stati gli uomini over 70. E su questo aspetto il presidente Blangiardo si è soffermato, commentando la crescente longevità del popolo italiano. «Il nostro è tra i Paesi più evoluti in termini di longevità e questa conquista deve essere preservata. Un giusto sistema sociale non può prescindere da un equo sistema sanitario che garantisce e tutela la vita di tutti i cittadini e la loro salute».
Disuguaglianze e lavoro
Sul fronte lavorativo, i dati analizzati da Istat mostrano che la classe sociale di origine influisce ancora in misura rilevante sulle opportunità degli individui. Il mercato del lavoro, infatti, è interessato da un aumento delle diseguaglianze territoriali, generazionali e per titolo di studio. Si riduce, invece, la differenza di genere, ma per effetto del peggioramento della situazione occupazionale degli uomini. Le donne, insieme ai giovani e ai lavoratori del Mezzogiorno, restano più esposte a una bassa qualità del lavoro. Questo spesso si traduce in retribuzioni inferiori alla media e in elevati rischi di perdita del lavoro. Anche il tasso di irregolarità dell’occupazione è elevato soprattutto tra le donne, i lavoratori del Mezzogiorno, quelli molto giovani e i più anziani.
A questo quadro già critico si aggiunge la difficoltà di conciliare i tempi di vita. Per molte famiglie, ad esempio, potrebbe rivelarsi fondamentale l’adozione dello smart working in modo permanente, una volta superata l’emergenza. Il lavoro a distanza potrebbe rappresentare uno strumento potente per ottimizzare tempi lavorativi, ridurre costi ed effetti ambientali. In questa prospettiva le competenze digitali diventano cruciali per aumentare le capacità del mercato del lavoro e ridurre i rischi di disoccupazione e segmentazione.
Criticità e strategie per la ripresa
L’ambiente, il livello di istruzione e la bassa fecondità del nostro paese sono elementi di criticità in un’ottica di ripresa. Durante il lockdown, sempre più aziende hanno avviato processi di digitalizzazione che si sono scontrate con la forte presenza di digital divide. Le persone senza un’adeguata alfabetizzazione digitale, infatti, hanno dovuto fare i conti con numerosi problemi, riportando l’attenzione del Paese sulla necessità di avviare piani che contribuiscano ad una migliore istruzione nell'utilizzo delle nuove tecnologie. Inoltre, la situazione lavorativa, sempre più frammentata e incerta, rallenta la stabilità economica delle famiglie e le possibilità di crescita demografica del Paese. Un dato allarmante che si scontra con il desiderio ancora forte di avere figli rilevato dall'indagine Istat. In ultimo, il ruolo giocato dal cambiamento climatico è stato fortemente dibattuto sin dalla comparsa del COVID-19. È stata indagata la possibile correlazione tra tassi di inquinamento dell’aria e diffusione e letalità del virus, costituendo un’ennesima occasione per prestare più attenzione alla questione dell’inquinamento ambientale. Le famiglie italiane, in quest’ottica, sembrano essere più sensibili, senza però adottare comportamenti che effettivamente possano contenere il danno ambientale.