Passato e futuro s'intrecciano con due iniziative assai diverse tra loro ma in qualche tratto speculari: una, guarda indietro nel tempo per costruire un inedito laboratorio sulla memoria di tre quartieri triestini, l'altra, si proietta nel futuro raccontando Trieste in realtà virtuale. Se questi ultimi sono il risultato della prima maratona di 32 ore dedicata alla produzione di corti in VR durante il Trieste Film Festival dello scorso gennaio, ha invece mosso i suoi primi passi, dopo un'attenta preparazione partita ad aprile, “Città Visibile”, il progetto dell'Associazione Maremetraggio che racconta l'identità di un territorio incrociando le esperienze di anziani e giovani: la memoria di chi lo abita e lo vive da tempo, raccontata e filmata attraverso le competenze tecnologiche dei nuovi e più giovani residenti. Ventun ragazzi, dai 15 ai 25 anni, sono al lavoro passando al setaccio fotografie, filmati, oggetti del passato offerti dai più anziani, disposti anche a raccontarsi davanti alle loro telecamere. Ne usciranno, a ottobre, tre documentari brevi o docufiction con protagonisti gli anziani abitanti del quartiere. «Sono felice di come i ragazzi stiano dimostrando grandissimo entusiasmo e reattività – racconta la regista Erika Rossi - e in ambienti che presentano a volte condizioni di vita quotidiana o personali non facili. Alla fine sono loro gli autori del percorso, noi diamo solo gli stimoli». Il laboratorio è iniziato a Valmaura e Melara, proseguira' Ponziana. I ragazzi sono partiti sia con l'elaborazione del materiale messo a disposizione sia iniziando a fare le interviste, lavorando quindi su loro stessi e sul dialogo con gli altri abitanti. «Ogni quartiere è a sé - dice la regista -, e magari ci vuole più tempo per avviare quello scambio che è l'obiettivo di “Città Visibile”: una restituzione inedita del quartiere attraverso gli occhi di chi ci vive, in un percorso attraverso il dialogo con la generazione più matura». —
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)