Moltissime ricerche epidemiologiche hanno dimostrato che il credente, rispetto agli atei, agnostici o semplici non-frequentatori, ha un minor rischio di mortalità, una durata di vita superiore, manifesta meno sintomi depressivi e minori comportamenti ansiogeno-compulsivi (bere-fumare).
Un recente studio americano ha quantificato in 4 anni il vantaggio biologico indotto dall'essere religiosi. Fra le motivazioni quelle per cui chi è religioso vive in comunità e quindi può ricevere apprezzamento dagli altri ma anche prendersi cura di loro evitando pericolosi fenomeni di "ruminazione psicologica" con pericolosi effetti organici a livello gastrointestinale e cardio-circolatorio.
Altri effetti allunga vita delle religioni sono: i digiuni imposti o suggeriti in periodi specifici che combattono gli effetti ossidativi dell’invecchiamento. Contano molto anche le regole di vita che ogni religione comporta e che tendono a ridurre la componente impulsiva e autodistruttiva dell’essere umano. Infine c'è la preghiera, che è alla base di ogni forma di religione, ed i cui effetti benefici sono stati approfonditi da una recente ricerca americana.
Gli scienziati hanno scoperto che, sottoponendo 19 persone a risonanza magnetica durante la preghiera, le sensazioni legate all’esperienza mistica si associano nel cervello con l’attivazione del “reward network”. Cioè delle aree che gestiscono il soddisfacimento dei nostri bisogni primari e secondari.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)