Nell’art. 2 della legge 33/2023, cd legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, si stabiliscono alcuni principi: la promozione del valore umano, psicologico, sociale, culturale ed economico di ogni fase della vita; la promozione e valorizzazione delle attività di partecipazione e di solidarietà svolte dagli anziani nelle attività culturali, nell’associazionismo e nelle famiglie; la promozione di ogni intervento idoneo a contrastare i fenomeni della solitudine sociale; il riconoscimento del diritto delle persone anziane a determinarsi in maniera indipendente, libera, informata e consapevole. La legge 33/2023 s’interseca con il decreto 23 maggio 2022, n. 77, sulla definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale.
La Riforma dell’assistenza territoriale definisce un nuovo modello organizzativo del SSN che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Sia per i decreti attuativi della legge 33 sia nell’implementazione del dm 77 bisogna ribadire che le Rsa sono già un modello organizzativo di prossimità per la presa in carico della persona con patologie croniche e/o fragilità; infatti, esse rispondono ai criteri di presenza diffusa e visibile sul territorio oltre al fatto che sono dotate, all’esterno, di parcheggi e spesso di aree verdi, e all’interno di ambienti e spazi amichevoli, domestici e familiari, che tutelano la privacy. Inoltre, hanno un’infrastruttura tecnologica e informatica di base e, in particolare, hanno ordinariamente presenti diverse professionalità per una valutazione multidimensionale e per attuare piani d’intervento ad essa corrispondenti.
Esse, pertanto, hanno una ‘naturale’ predisposizione al territorio con focalizzazione sui servizi alla persona e con un dialogo da sviluppare in modo abituale con il principale protagonista della medicina di base, il medico di medicina generale, che è l’unico attivatore e responsabile del paziente a domicilio. Occorre pertanto avvalersi di tali caratteristiche di ubicazione e costruttive per modellare le Rsa sia come centri multifunzionali sia come centri multiservizi, ossia in grado di fornire servizi in house e a domicilio a variabile intensità e per bisogni diversificati, anche con funzione intermedia tra casa e ospedale.
In merito all’ADI l’apporto delle RSA è indispensabile per raggiungere l’obiettivo definito dal PNRR sull’incremento della presa in carico della popolazione over 65 anni entro il 2025. La Missione 6 C1 delPNRR all’Investimento 1.2 sull’assistenza domiciliare stabilisce che l’obiettivo da raggiungere è quello di aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino alla presa in carico entro il 2025 a livello nazionale di almeno il 10% della popolazione over 65. Il nuovo modello di Sanità porta sempre più i servizi residenziali per anziani non autosufficienti ad erogare una parte di assistenza territoriale, anche perché il focus sul territorio emerge proprio dall’invecchiamento della popolazione e dall’insorgere, specialmente negli anziani, di patologie croniche multiple.
Perciò, il modello organizzativo più aderente alla fisionomia delle Rsa è proprio quello territoriale, perché essa può ricomprendere diversi altri modelli oltre a quello suo tradizionale e integrare altri attori del sistema. Ovviamente per erogare maggiori servizi, peraltro in una congiuntura ad alta inflazione e con in atto diversi rinnovi di CCNL, è necessario prevedere una più ampia quota di finanziamenti adeguando tutte le tariffe che sono parametrate su situazioni e condizioni superate. Va da sé che la territorialità intende favorire il mantenimento del benessere e della qualità della vita, sicché non può essere solo sanitaria, altrimenti non si parlerebbe di ‘casa come primo luogo di cura’. Quindi le Rsa più sono luoghi di vita e non di segregazione delle persone, più sono ‘luoghi urbani’, aree in costante e dinamica interazione con le comunità circostanti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)