Nei codici etici di noi giornalisti c’è anche che non si deve scrivere troppo di suicidi. La ratio (limitare i fenomeni imitativi) è logica e comprensibile, però il punto non mi ha mai del tutto convinto. Ma non c’è scritto nulla, in quei codici, sui drammatici casi, di omicidio/suicidio, che talvolta si trovano nelle nostre cronache. Riguardano persone anziane e spesso molto malate. Talvolta molto sole. Avvenire ha pubblicato una bella pagina su un aspetto della vita in Giappone: l’aumento, impressionante, delle persone sole e dei «morti in solitudine». Fenomeno chiamato kodokushi. Anziani sempre più soli e depressi: non cercano nessuno, nessuno più li cerca; in una società ormai senza legami (muenshakai) si rendono conto di non servire più, decidono di non mangiare, si lasciano morire. Ad accorgersene, poi, è un vicino. Per via del puzzo. Nessuno era disponibile prima, figurarsi per il funerale. Si dirà che il Giappone è lontano, che cultura e religione sono diverse, che da noi non c’è mai stato il fenomeno romantico dei vecchi che sentendo arrivare la morte si allontanavano per morire in una foresta. Si dirà così e ci sono ancora molte ragioni, da noi, per continuare a dirlo.
(Fonte: tratto dall'articolo)