Investimenti nella sanità per farsi trovare pronti al ritorno del coronavirus previsto per l'autunno, con posti di terapia intensiva raddoppiati, investimenti sull'assistenza a domicilio e sull'infermiere di quartiere.
Saranno resi stabili i 3.500 posti in più in terapia intensiva allestiti nell'emergenza, incrementandoli del 70%, e si aggiungono 2.112 posti letto di terapia semintensiva. Infine sono previsti 300 posti letto di terapia intensiva mobili, che possono essere montati dove serve supporto. Poi sono previsti (in alcune regioni sono già presenti) i Covid-Hospital, strutture destinate solo a pazienti infetti, per evitare i contagi come è successo nel corso dell'emergenza. Sempre per questo motivo saranno anche acquistate ambulanze-Covid e ristrutturati i pronto soccorso.
Si è deciso di potenziare l'assistenza domiciliare con l'implementazione della figura dell'infermiere di quartiere di supporto agli studi di medicina generale. Nuove assunzioni quindi per 9.600 infermieri, 8 ogni 50mila abitanti, anche a supporto delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Le Usca sono gruppi che operano sul territorio, formati da medici e infermieri, che debbono andare nelle Rsa (residenza sanitarie assistite) e a casa. L'odierna assistenza domiciliare «di pazienti al di sopra dei 65 anni di età passerà dagli attuali 610.741 assistiti, pari al 4 per cento della popolazione over 65, a 923.500 unità, pari al 6,7. Raddoppiati anche i servizi per la popolazione al di sotto dei 65 anni». Gli anziani saranno poi maggiormente monitorati a casa grazie a una app, più assistenti sociali e strutture sul territorio per l'isolamento.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)