L’Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip) accoglie con soddisfazione le indicazioni fornite dal Governo, in accordo con le Regioni, sulla riapertura delle Rsa, poiché da tempo aveva messo in luce i danni derivanti da una chiusura protratta all’equilibrio psicofisico degli ospiti, alla serenità delle famiglie e, non da ultimo, alla soddisfazione degli operatori rispetto al proprio impegno assistenziale. Ma rileva alcuni aspetti critici rispetto alla messa in atto delle indicazioni governative,che necessiterebbero di un ulteriore chiarimento o semplificazione.
Per Aip è importante che tutte le Rsa tendano ad aumentare i gradi libertà dei loro comportamenti, anche tenendo conto di alcune indicazioni di contesto (vaccinazione degli ospiti e del personale, pressione dei famigliari, obiettiva necessità di andare verso l’agognata normalità, l’estate che avanza e che dovrebbe diminuire la gravità della pandemia). Si tratta però di una libertà che va vissuta con razionalità; l’interpretazione “liberi tutti”, fornita da alcuni mezzi di informazione, può creare inutili conflitti. È, invece, importante costruire un patto di condivisione del rischio tra la struttura e la famiglia, passaggio che richiede una comune ipotesi su obiettivi e metodi per raggiungerli.
Si deve riconoscere che alcune tra le Rsa affronteranno con maggiore difficoltà il graduale processo di apertura, per molte ragioni (situazione del personale, difficoltà economiche, timori rispetto alla salute, ecc.). ma la strada verso l’apertura è indiscutibile e doverosa sul piano della qualità assistenziale e della responsabilità civile. Le indicazioni governative comportano indubbiamente alcune procedure complesse, che richiedono un coinvolgimento di personale specificamente addetto e addestrato. Ciò comporta un rilevante impegno organizzativo e finanziario. Aip auspica che questo aspetto venga facilitato dalle Regioni attraverso contributi specifici rispetto ai costi aggiuntivi imposti dall’apertura, tenendo conto anche delle condizioni di precarietà finanziaria di molte strutture.
Il documento governativo presenta alcuni aspetti che vanno chiariti entro breve, per evitare che i famigliari possano interpretare come cattiva volontà delle strutture alcune specifiche difficoltà, quali ad esempio: quale ufficio rilascia la “carta verde”? Non è assolutamente chiaro a chi spetti questo compito. Inoltre, per i non vaccinati i tamponi sono a carico del famigliare prima di ogni visita; i costi diventano gravosi se si vuole ristabilire una certa giusta frequenza delle viste stesse. Questi test non sono previsti a carico del Ssn, né potranno essere a carico delle Rsa; così i famigliari dovranno sobbarcarsi oneri pesanti per esercitare quello che nello spirito del regolamento ministeriale è un diritto.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)