Mai come in questo momento abbiamo apprezzato l’utilità della comunicazione e dell’informazione digitale. Nello stesso tempo è emersa con maggiore chiarezza l’importanza di avere professionalità dedicate, una nuova organizzazione, un coordinamento, la conoscenza degli strumenti, fonti ufficiali autorevoli e accreditate su tutte le piattaforme (Facebook, Instagram,Twitter, LinkedIn, YouTube, TikTok o in chat come WhatsApp, Telegram, Messenger), capacità di dialogo e interazione con i cittadini.
Non a caso è ampio il dibattito sul fatto che parte della comunicazione fra Istituzioni e italiani è stata convogliata sui social Network.
La attuale "fame di informazione" delle comunità nazionali è testimoniata da molti studi. Si moltiplica, in questo periodo, anche l’offerta e quindi il rischio che le notizie vengano diffuse “non correttamente” (includendo in ciò non solo le fake news ma anche gli annunci tesi a orientare l’opinione dei cittadini).
Un aiuto per delineare i contorni della fase post-emergenza può venire da una ricerca condotta sull'argomento dall’Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale di PA Social e dall'Istituto Piepoli. I ricercatori si sono chiesti come gli italiani percepiscono l’uso del digitale e dello smart working in questo periodo.
Livio Gigliuto, direttore Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale e vice presidente Istituto Piepoli, sostiene che “Il digitale è il protagonista di questa rivoluzione e sono proprio i meno giovani, i più fragili digitalmente, a volere i certificati su WhatsApp, i sindaci in diretta Facebook”; e aggiunge che il 90% degli italiani pensa di sopperire al futuro distanziamento sociale con la rivoluzione digitale, che probabilmente sarà il primo vero cambiamento nelle nostre vite.
In base all’indagine, l’80%degli italiani considera molto utile l’utilizzo di social network e chat per comunicare con le istituzioni e ricevere informazioni e servizi e, quasi 7 italiani su 10 (68%) sono favorevoli all’utilizzo dei social per dare comunicazioni pubbliche ai cittadini.
Da sottolineare che i più convinti sono le persone dai 54 anni in su, nello specifico il 72% (64% per la fascia 35-54 anni e 66% per i più giovani tra 18 e i 34 anni). L’emergenza ha messo al centro del dibattito e delle scelte politiche anche lo smart working. Il 60% degli italiani dichiara di lavorare in modalità smart utilizzando soprattutto il pc (90%), seguono lo smartphone (32%), le video call con varie piattaforme(24%), il tablet (12%). Inoltre, 9 italiani su 10 (l’88%) pensano che il Covid-19 abbia accelerato e reso centrale il tema del digitale, sia nel settore pubblico che nel privato.
Quanto alla necessità di inserire il digitale tra le priorità di sviluppo del Paese, i ricercatori evidenziano che sono già in corso buone pratiche e abbiamo molti innovatori ma dopo la fase dell’emergenza, bisognerà investire molto di più che in passato.