La formazione ed i compiti dell'Oss, oltre a quelli descritti dall'accordo istitutivo del 2001 e 2003, sono stabiliti dalle singole Regioni. La legge 1º febbraio 2006, n. 43 e la legge 11 gennaio 2018, n. 3 ne hanno ulteriormente specificato i compiti e le funzioni. Ma la formazione non è uniforme tra Regione e Regione, come pure la collocazione di queste figure: ci sono Regioni in cui l'Oss diventa "assistente all'autonomia", una definizione questa che però riguarda tutt'altra formazione e tutt'altro percorso: quelli dell'assistente all'autonomia e alla comunicazione in ambito scolastico. L'Oss invece è l'addetto all'assistenza di base: non è né infermiere né medico. Le conseguenze di tale confusione possono essere gravi, soprattutto per le persone con disabilità.
C'è poi il tema della formazione, che per l'Oss dura circa uno, al massimo due anni, alternando studio e pratica. Per accedere al corso, è sufficiente la licenza media. È inoltre garantito uno sbocco lavorativo (dall'ospedale al centro diurno, dalla scuola alla Rsa o Rsd). E i costi sono in parte coperti dai fondi destinati dalle singole regioni, tramite le diverse cooperative. L'Oss consegue così un attestato di qualifica regionale, spesso senza conoscere i diversi tipi di disabilità, ma si può ritrovare a lavorare in ambito ospedaliero, o a esprimere un parere nei progetti per la vita indipendente oppure, in ambito scolastico, a partecipare al Pei (Piano Educativo Individualizzato), al pari di un familiare che la disabilità la vive 24 ore su 24.
In ambito sanitario, in particolare, se in ospedale l'Oss non può agire da solo, diversamente in un'altra struttura si trova a gestire soggetti anche con tracheostomia o pet, oppure disabilità spesso complesse e su cui non ha la preparazione né l'esperienza adeguate. La persona disabile fa le spese di questa situazione, perché gli strumenti inadeguati portano all'indebolimento delle capacità e della possibilità di manifestare il proprio volere e quindi di relazionarsi con gli altri”. Dall'altra parte, ci sono i familiari caregiver, che ancora attendono il riconoscimento promesso dai decreti attuativi.
Di qui, la pesante critica all'ultima novità riguardante gli Oss (e gli assistenti sociali): il loro riconoscimento in ambito sanitario, tramite l'articolo 34 del decreto Sostegni-bis. Mentre lo Stato è concentrato nel riconoscere la figura dell’Oss, rinvia ancora il riconoscimento della figura del caregiver familiare, che da tempo attende una risposta, un riconoscimento, dei decreti attuativi, perché sempre e comunque la famiglia in silenzio porta il carico di mancate risposte, mentre manca un coordinamento in ambito amministrativo sanitario.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)