La Fondazione per la Sussidiarietà ha presentato il rapporto Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza realizzato in collaborazione con le Fondazioni Don Gnocchi e Sacra Famiglia e le Università di Milano (Statale e Politecnico), Parma e BergamoRisorse.
Dal documento risulta che le risorse per l’assistenza di anziani e disabili vengono destinate con il contagocce. L’Italia infatti destina a queste due categorie solo il 2,5% del Pil, contro una media del 3,5% dei Paesi Ocse e percentuali al di sopra del 4% di Germania, Gran Bretagna e Francia. Una distanza da colmare con l’istituzione di un Servizio nazionale per la non autosufficienza che superi l’attuale frammentazione degli interventi: un sistema integrato con un fondo nazionale e un unico canale di accesso.
Lo studio della Fondazione evidenzia il ruolo chiave del non profit che oggi copre la metà dell’offerta dei posti letto per anziani e disabili (il 49% per la precisione) rispetto al 42% di dieci anni fa. In crescita anche il privato (26%) mentre il pubblico è sceso dal 30 al 35%. Con 13,8 milioni di anziani, l’Italia è uno dei Paesi più vecchi del mondo. Gli over 65 sono il 23% della popolazione (il 20% nell’Unione Europea). Una quota destinata a salire in futuro. I disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono circa 3,1 milioni, il 5,2% della popolazione. La spesa per il long term care, vale a dire per assistere gli anziani, è in Italia circa lo 0,7% del Pil, la metà rispetto ai Paesi Ocse (1,5%), e molto inferiore rispetto ai maggiori partner europei.
Gli interventi per il supporto ai disabili rappresentano circa l’1,8% del Pil, appena sotto al 2% della media Ocse. Il sistema va ripensato mettendo in rete i servizi, valorizzando il ruolo dei medici di base e del volontariato. Bisogna rafforzare l’assistenza domiciliare e nel contempo rendere le residenze per anziani luoghi più accoglienti. Occorrono strutture a bassa intensità di cura, ma anche ad alta intensità. È necessario integrare i servizi territoriali con l’assistenza sanitaria e superare la loro frammentarietà e standardizzazione.
Un altro passaggio fondamentale secondo il rapporto Fps sarà superare i pregiudizi sulla natura degli enti per concentrarsi invece sulla valutazione di qualità, efficacia ed efficienza del servizio. La pandemia ha acuito i problemi nell’assistenza ad anziani e disabili presenti da tempo. L’articolazione territoriale dei servizi assistenziali e sanitari va riformata perché i bisogni aumentano e si differenziano e le possibilità di cura si ampliano. Monitorare la qualità dei servizi significa assicurare quel welfare universalistico, frutto di battaglie e sacrifici per una società più equa e sussidiaria.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)