(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

Ripensare città e modelli abitativi per un’Italia che invecchia

www.libereta.it, 12-01-2018

La popolazione urbana mondiale nel 2014 ha superato la popolazione rurale per la prima volta nella storia e le previsioni dicono che entro il 2050 il mondo sarà rurale per un terzo, mentre gli altri due terzi saranno urbani e saranno gli anziani e i bambini che più ne risentiranno. L'Italia è uno dei paesi più longevi del mondo e sta affrontando un processo di urbanizzazione che nel 2050 la porterà ad avere il 78% della popolazione inurbata. A Roma nel corso del seminario dell'Associazione Abitare e Anziani, per affrontare questi cambiamenti si è parlato di nuovi standard edilizi ed urbanistici. E' emersa la necessità di ripensare le relazioni degli anziani con la casa e il contesto di quartiere per alzare la  qualità della vita nella terza e quarta età. Bisognerà darsi degli obiettivi: adeguare le strutture per l’ospitalità degli anziani non autosufficienti (RSA); promuovere nuovi modelli abitativi per la prevedibile crescente domanda di domiciliarità; adeguare i quartieri alle esigenze di una popolazione sempre più longeva, con particolare attenzione ai servizi per la domiciliarità, anche perché i riferimenti normativi ci sono, bisogna solo farli applicare. Secondo i dati Istat nel 2014, 700mila persone hanno subito un incidente domestico e di questi oltre un terzo ha riguardato una persona di 65 anni e più. Ci sono solo 22,5 posti letto ogni 1000 anziani nelle RSA in Italia contro una media nei paesi OCSE di 30-60 posti ogni mille anziani. Bisogna far sì che le RSA possano avere servizi più tempestivi ed efficaci e diventare luoghi ad alta intensità relazionale, aperti anche alle comunità esterne e alle famiglie. Alle richieste di domiciliarità si può rispondere con nuovi modelli abitativi: una specie di “residenzialità leggera”, dove gli anziani possano restare a casa propria usufruendo di servizi per gestire il quotidiano. Un ruolo importante lo possono giocare in questo campo Ater e Inps con un impegno diretto in quattro direzioni: qualificando il loro patrimonio con “servizi” indispensabili per un modello abitativo più inclusivo; proponendosi come protagonisti nei programmi di trasformazione del patrimonio pubblico; facilitando il diffondersi di esperienze di coabitazione assistita e  ponendosi come riferimento per i programmi di riqualificazione del patrimonio abitativo privato con servizi di assistenza e orientamento. Gli interventi dovrebbero riguardare molti ambiti e si dovrebbe istituire in ogni città lo sportello “Anziani abitare sicuri”, dove anziani e loro famigliari possano trovare risposte sulle problematiche riguardanti la casa e l’abitare.

(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione
Pagine
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2018-01-12
Numero
Fontewww.libereta.it
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampawww.libereta.it, 12-01-2018
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)
Volume
Approfondimenti
Parole chiave: Abitazione Contesto urbano Residenza Sanitaria Assistenziale