Alcuni aspetti della vita dell’anziano nel prossimo futuro saranno particolarmente delicati e sono necessarie alcune premesse per definire i principali punti di riferimento per guardare avanti. La prima riguarda uno sguardo preoccupato all’evoluzione demografica: il superamento del confine simbolico dei 400mila nati anno era previsto dall’Istat per il 2032. Sembra invece che già nel 2021 si ridurrà a 396.000. L’evoluzione negativa resterà stabile, compromettendo seriamente equilibri importanti: dal problema pensionistico, al finanziamento dei servizi, alla crisi delle possibilità di caregiving all’interno delle famiglie. Vi saranno molti anziani, sempre più vecchi e ammalati e bisognerà trovare le risorse per garantire loro un futuro di dignità e di libertà.
L’aspetto più importante da affrontare riguarda la mancanza di una visione strategica dei prossimi anni che riguardi la medicina, i medici, i valori di rispetto e supporto. Resta in dubbio il ruolo delle residenze per gli anziani: sarà necessario ricostruire la fiducia dei cittadini, disporre di personale adeguato sul piano quantitativo, formato e motivato. I comportamenti eroici non possono durare a lungo e presto sarà importante rifare i conti non solo rispetto agli standard, ma anche alla realistica possibilità di mantenere i servizi. Un ulteriore aspetto, che potrebbe rivelarsi critico, riguarda la salute psichica degli operatori, dopo lo stress subito. La "postcovid syndrom" sarà una condizione da sorvegliare con attenzione per rispetto verso i dipendenti e per le possibili ricadute sull’organizzazione del lavoro. Negli ospedali, infine, occorre riprendere il ritmo delle attività cliniche, recuperando un’enorme quantità di lavoro rimandato nei momenti più drammatici.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)