In che modo l’innovazione tecnologica può aiutare nella cura di malattie come l’Alzheimer e altre forme di demenza? E, in particolare, esistono studi clinici che ne attestino l’efficacia? Le risposte, al momento, sono piuttosto interlocutorie. Uno dei campi più promettenti tuttavia è quello della Robot-Assisted Therapy (terapia robotica assistita ) che si avvale di umanoidi cosiddetti "sociali".
Con i suoi 13mila esemplari in tutto il mondo, il più diffuso è senz’altro Nao (Softbank Robotics), che viene utilizzato soprattutto per aiutare studenti con disabilità come autismo, disturbi emotivi e comportamentali. Ma anche in case di riposo e in qualche ospedale.
A Monza, Nao è entrato nel "Paese Ritrovato", il villaggio Alzheimer creato dalla cooperativa sociale La Meridiana per persone con demenza in fase lieve-moderata. Il progetto con Nao, realizzato in collaborazione con Scuola di Robotica di Genova e sostenuto da Banca d’Italia, ha avuto una fase di sperimentazione fra gennaio e febbraio. Il robot è stato impiegato dagli operatori in sedute di intrattenimento educativo, di gioco e di supporto cognitivo con due gruppi, diversi per tipologia, di 15 ospiti in tutto. I primi risultati sono incoraggianti: «Ci ha molto sorpreso la risposta positiva di tutti i residenti ai questionari che abbiamo loro somministrato», racconta Paola Perfetti, drammaterapeuta che ha seguito la sperimentazione insieme a Claudio Cavaleri, direttore operativo della cooperativa, e a Marco Fumagalli, educatore. «Bellissimo», «simpatico», «gli voglio bene»: questi sono stati alcuni commenti degli ospiti. «Ma l’aspetto più interessante è che Nao stimola la loro memoria: a distanza di una settimana si ricordavano di lui, ne parlavano con i parenti, mi chiedevano dove fosse», aggiunge.
Conclusa la fase sperimentale, il robot è stato "arruolato" e diventerà un altro alleato nella lotta contro il decadimento cognitivo degli ospiti del Paese Ritrovato. «Per lui inizia una vita nuova. Pensiamo di utilizzarlo non solo a livello di gruppo ma individuale», dice la drammaterapeuta. Gli abitanti del villaggio Alzheimer considerano Nao uno di famiglia. Nei suoi confronti dimostrano affetto e sono protettivi: qualcuno gli mette una mano dietro la schiena per paura che cada. E c’è chi, anche, gli ha chiesto di sposarlo.
(Fonte: tratto dall'articolo)