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Faiella Maria Giovanna

Rsa, Ra e tante altre sigle Ma per quale assistenza?

Il Corriere della Sera, 03-10-2015, p.52

Con il progressivo invecchiamento della popolazione è aumentato il numero di persone che hanno bisogno di assistenza socio-assistenziale per compiere atti necessari alla vita quotidiana. In questi casi se non è possibile essere assistiti a casa, il Servizio sanitario offre soggiorni a breve o lungo termine presso le Rsa-Residenze sanitarie assistenziali. Difficile capire come si articola l’offerta di assistenza residenziale.«I dati sono frammentati, difficili da paragonare, e non consentono di valutare l’efficacia e l’efficienza del livello assistenziale» esordisce Giorgia Pastorelli, autrice del capitolo sull’assistenza residenziale all’interno del “Rapporto Sanità 2015. L’Istat ha fatto nel 2014 un’indagine sui “Presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari” che ha rilevato le “unità di servizio” presenti nelle strutture residenziali nel 2012. «I presidi — spiega infatti Alessandro Solipaca, ricercatore dell’Istituto nazionale di statistica — possono accogliere diverse tipologie di persone: per esempio, ospitano in un piano anziani e in un altro minori». La Pastorelli dice inoltre che in tutto il settore c’è una progressiva “privatizzazione”, per cui le strutture private accreditate sono quasi raddoppiate dal 2002 al 2012, mentre quelle pubbliche sono cresciute solo di un 50%. Altro dato certo, il divario tra Nord e Sud: secondo l’Istat, a Nord la disponibilità di posti letto è di 8 ogni 1.000 residenti, nel Meridione è di meno di 2. L’offerta residenziale è diversa (a volte anche nei nomi) da una Regione all’altra. «Strutture che danno gli stessi servizi hanno denominazioni diverse, e non sempre alla medesima “sigla” corrisponde la stessa prestazione residenziale» spiega Carlos Chiatti, uno degli autori del 4° Rapporto sulla non autosufficienza dell’Inrca, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani, in collaborazione con il network sulla Non autosufficienza. «Anche i criteri di accreditamento delle strutture cambiano da una Regione all’altra: in alcune il processo è molto chiaro, preciso e con controlli anche rigorosi, in altre è più blando — aggiunge Giovanni Lamura, responsabile del Centro di ricerche socio-economiche sull’invecchiamento dell’Inrca —. E varia molto la percentuale della retta “alberghiera” a carico dell’assistito». Sono quindi le famiglie che devono districarsi tra criteri organizzativi disparati. Anche i tempi di attesa non sono brevi, da un’indagine dell’Auser, svolta tra il 2007 e il 2012, risulta che oscillano in media dai 90 ai 180 giorni.

(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)

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Autore (Cognome Nome)Faiella Maria Giovanna
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2015
Pagine52
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2015-10-03
Numero
Fonte
Approfondimenti Onlinehttp://www.corriere.it/salute/15_ottobre_01/residenze-anziani-tante-sigle-ma-quale-assistenza-e05d6e66-6848-11e5-8caa-10c7357f56e4.shtml
FonteIl Corriere della Sera
Subtitolo in stampaIl Corriere della Sera, 03-10-2015, p.52
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)
Volume
Approfondimenti
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Faiella Maria Giovanna
Parole chiave: Politiche riferite alla popolazione anziana Residenza Sanitaria Assistenziale