Il quinto webinar della serie «Una Crisi da non sprecare» organizzata dal Servizio Cei per la pastorale delle persone con disabilità ha approfondito il tema delle Rsa e della dura prova affrontata durante la pandemia. «Le nostre strutture sono state pensate per esaltare la vicinanza e la relazione – ha spiegato don Carmine Arice –. Il Covid ha ribaltato questa prospettiva, e il distanziamento è diventato legge. Eppure la socialità dovrebbe essere un elemento necessario per una Rsa seria, perché la relazione è un elemento fondamentale per avere una buona qualità della vita».
Il Covid ha avuto anche la funzione di moltiplicare bisogni positivi già esistenti, ai quali bisognerà saper dare una risposta attenta e coerente. Secondo don Arice bisogna interrogarsi sulla natura delle strutture. Oggi, afferma, le strutture vengono valutate sulle procedure, mentre dovrebbero essere misurate in base a processi e risultati. L’obiettivo è il benessere delle persone: sono necessari elementi (come privacy, dignità, gradimento del cibo, sicurezza, comfort, attività) per confrontarsi scientificamente, per capire se la nostra offerta migliora la vita. Bisogna avere il coraggio di misurare, ed eventualmente cambiare.
Durante il webinar sono state presentate testimonianze come quella dell’Airs (Associazione italiana riabilitazione sanitaria) e della Fondazione Oda (Opera diocesana di Assistenza di Firenze). «Queste diverse narrazioni – riassume suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Cei – dimostrano che le strutture non sono statici spazi di custodia ma luoghi che sostengono e accompagnano realmente la vita, nel pieno rispetto per l’individualità di ciascuno. Anche negli ultimi mesi, attraverso la tecnologia, si sono comunque create relazioni che continuano ad alimentare il tessuto sociale».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)