La «tragedia annunciata», così la definisce la Fish (la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è quella che si sta consumando nelle RSA e nelle strutture italiane che accolgono disabili e non autosufficienti.
Quali siano le responsabilità individuali di ciò che è accaduto «lo dirà la Magistratura, lo dirà magari una commissione di indagine parlamentare, lo diranno le opportune indagini.
Di certo è ora di mettere in discussione un intero sistema di strutture segreganti, di “luoghi speciali” o spacciati per tali in funzione di pseudo-specialità riabilitative perché indirizzati a questa o a quella condizione patologica».
Fish ha ripetuto inutilmente in questi anni il diritto delle persone con disabilità a vivere ognuno dove, come e con chi gli pare, come dice la Convenzione Onu.
Concetto inserito anche neI Programma d’azione per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (dicembre 2017), dimenticato nel cassetto da ben tre Governi.
«Al contrario, in questi anni hanno continuato a fiorire strutture sempre più grandi, sempre meno rispondenti a criteri di inclusione sociale, a nascere e ad essere finanziate strutture residenziali indicate come “eccellenze”, situate a decine di chilometri dall’abitato più vicino. Con il prevalere di questi modelli, le persone anziane non autosufficienti e le persone con disabilità continueranno a vivere – e a morire – nel loro isolamento e nella loro segregazione, quando non nelle molestie, abusi, eccessi di sedazione, deprivazione… cioè proprio in quel brodo di coltura in cui è maturata la tragedia di questi giorni».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)