Occorre precisare che la contrazione di domanda per i ricoveri in Rsa si era già registrata, seppure in forma molto più lieve,circa un anno prima del Covid-19, e questo potrebbe essere l’indicatore di un mercato che, anche a prescindere dal Virus, voleva già andare verso nuove e diverse direzioni, forse meno legate a grosse istituzioni, o forse più semplicemente legato alla volontà dei familiari di continuare ad assistere, fin quando possibile, i familiari al domicilio. Anche il Comune di Milano ha in corso un complesso lavoro di analisi rispetto al futuro delle RSA. Da un lato è abbastanza evidente la richiesta che arriva dalla cittadinanza, di rivedere queste grosse strutture istituzionalizzanti in favore di strutture più piccole, più a misura di casa, di abitazione, di gruppo appartamento, dove l’anziano possa vedersi in una dimensione più a misura d’uomo (in linea peraltro con le linee date dal PNRR).
D’altro lato, questo richiesta pone a livello più generale altri problemi, legati al raggiungimento di una sostenibilità economica di scala che oggi è possibile avere solo sulla grande RSA (parliamo di strutture con almeno 100 posti letto), e che risulta difficilmente raggiungibile con strutture di piccole dimensioni. A questo andrebbe aggiunto il problema della carenza del personale sanitario: ovviamente (sempre nell’ottica di economia di scala) il personale che oggi opera nelle grandi strutture non sarebbe numericamente lo stesso di quello che servirebbe per tante piccole strutture di accoglienza. Si tratta di un limite non invalicabile, ma certamente da considerare.
In Lombardia è stata definita una nuova unità d’offerta, la CASA per la quale però occorre rilevare che non si sono visti al momento grossi risultati: un po’ perché il Covid-19 ha posto il Comune di fronte ad un necessario ripensamento dei servizi alla persona e in particolare dei servizi rivolti agli anziani. Il Comune di Milano, oltre ad avere una serie di convenzioni attive con diverse RSA, possiede cinque strutture RSA di proprietà comunale, da diversi anni affidate inconcessione a soggetti gestori. Possiamo quindi affermare che il Comune, in quanto proprietario di RSA, ha un occhio anche interno al tema dei servizi offerti in questa tipologia di strutture.
Sicuramente il Covid-19 ha determinato diverse criticità. In primis la mancanza di personale sanitario, che tuttora permane come falla del sistema, tanto per le strutture rivolte agli anziani quanto per altre strutture, rivolte alle persone con disabilità. È interessante notare che nel corso degli ultimi anni si è registrata una generale contrazione sulle Rsa: le regole, i requisiti per l’organizzazione di questa unità d’offerta sono abbastanza stringenti e quindi anche i gestori si trovano nella difficoltà di mettere a norma queste strutture (alcune sono state anche chiuse, proprio a seguito di controlli delle competenti Autorità sanitarie), e un po’ perché, almeno per quello che è stato riportato, le poche CASA che hanno aperto hanno avuto una certa difficoltà a trovare utenza, forse per la diffidenza verso una certa tipologia di offerta.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)