Il Ministero della Sanità spagnolo ha stabillito di ritirare il finanziamento pubblico ai farmaci contro l’artrite conosciuti come Sysadoa (sigla inglese per indicare i trattamenti sintomatici ad azione lenta contro le osteoartriti).
I primi farmaci di questo tipo uscirono sul mercato nel 2003, ma da allora la loro efficacia reale è stata oggetto di dibattiti e controversie. In effetti, non esiste una cura per l’artrosi e tutti i trattamenti disponibili si limitano ad alleviare i sintomi grazie ad un effetto palliativo.
Sono stati fatti molti studi sull’argomento dai quali risulta sicuramente un effetto placebo, o, nel migliore dei casi, una efficace lievemente superiore a quella dei comuni antinfiammatori. Le associazioni dei pazienti, la società Spagnola di Reumatologia e, naturalmente, l’industria farmaceutica non ci stanno.
Almeno 300 milioni di persone nel mondo soffrono di artrite, dei quali 7 milioni risiedono in Spagna. La malattia è la prima causa di infermità permanente e la terza di infermità lavorativa temporanea.
Francisco Blanco, membro della Società di Reumatologia, spiega che il ritiro del finanziamento avrà pesanti ricadute soprattutto sugli anziani, dal momento che i dati dimostrano che la popolazione affetta da artrosi rientra nella fascia di età superiore ai 50 anni e, molto spesso, superiore ai 65 e tra queste persone sono frequenti casi di comorbilità.
Con questa decisione la Spagna si aggiunge agli altri Paesi dell’Unione Europea che non finanziano questi principi attivi, tra i quali la Francia, l’Austria, la Danimarca l’Islanda e Malta. Alcuni di loro, come Irlanda, e Islanda, poi, li considerano semplici integratori e non farmaci.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)