Durante l’emergenza scaturita dalla pandemia da covid-19 il personale sanitario italiano si è trovato a combattere quella, che di fatto, è stata la prima pandemia del nuovo millennio. Per settimane medici e infermieri italiani hanno guadagnato, di diritto, le prime pagine dei quotidiani nazionali e non solo. L’attenzione dell’opinione pubblica si è focalizzata sui pronto soccorso presi d’assedio e sui turni massacranti che il personale medico è stato chiamato ad affrontare per contenere il dilagare del coronavirus e della patologia da esso causata il covid-19 per l’appunto.
“L’occupazione nella sanità pubblica”, il rapporto Istat.
A seguito di questa emergenza, che ha costretto l’intero Paese a fermarsi e ad affrontare il lungo lockdown, di cui solo ora si comincia a vedere la fine, è tornato all’attenzione dei media un rapporto dell’Istat pubblicato a inizio 2019 “L’occupazione nella sanità pubblica” che tra gli altri dati ha sottolineato il ruolo fondamentale svolto dagli appartenenti alla silver age all’interno della sanità pubblica dove sono over 60 quasi 4 medici su dieci.
I dirigenti – medici e non – sono quelli più avanti con l’età, anche per effetto di una carriera lavorativa necessariamente più lunga, soprattutto se uomini. Tra i dirigenti medici ha più di 55 anni il 60,4% degli uomini mentre quasi quattro su dieci superano i 60.
La situazione anagrafica è diversa per le donne: solo il 36% ha più di 55 anni e circa la metà ha un’età compresa tra 40 e 55 anni. Tra i dirigenti non medici, gli ultracinquantacinquenni sono il 62,4% e gli ultrasessantenni il 36,7%; le donne, che in meno di un terzo dei casi superano i 60 anni, nel 15% sono under 40 (contro meno del 10% tra gli uomini).
Più giovane, in media, il personale non dirigente: in quasi un quarto dei casi ha meno di 45 anni (23,9% gli uomini; 25,5% le donne) mentre supera i 60 anni di età solo una su dieci tra le donne e uno su cinque tra gli uomini.
(Fonte: tratto dall'articolo)