Oggi c'è una domanda crescente di salute, assistenza e previdenza per avere la sicurezza di un futuro lungo e in buone condizioni. A questa domanda risponde la 'White Economy', cioè la filiera delle attività sia pubbliche sia private riconducibili alla cura e al benessere delle persone, che ha ormai raggiunto un valore di 290 miliardi di euro, corrispondente al 9,4% della produzione complessiva nazionale. E sono 2,8 milioni gli addetti che operano in maniera diretta nei suoi diversi comparti, a cui vanno aggiunti i posti di lavoro che si generano come indotto delle attività considerate, che innalzano il numero degli addetti totali a 3,8 milioni, pari al 16,5% degli occupati del Paese. È quanto emerge dalla ricerca "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali", condotta dal Censis e realizzata con Unipol, che viene presentata oggi, 10 dicembre, a Roma. La filiera economica della cura, dell'assistenza e della previdenza per le persone, intanto, è anche un formidabile volano di sviluppo per il Paese, perché genera rilevanti effetti moltiplicativi sul resto dell'economia. "Ogni 100 euro spesi o investiti nella 'White Economy'- fa sapere il Rapporto del Censis- attivano 158 euro di reddito aggiuntivo nel sistema economico. E ogni 100 nuove unità di lavoro nella 'White Economy' ne attivano ulteriori 133 nel complesso dell'economia italiana". I bisogni sono dunque crescenti, ma l'Italia è divisa in due nell'accesso alle prestazioni socio-sanitarie. "Nelle regioni del Mezzogiorno- prosegue l'indagine- l'82,8% della popolazione ritiene non adeguate le prestazioni offerte dal servizio regionale, mentre al nord-est e al nord-ovest la percentuale scende rispettivamente al 34,7% e al 29,7%". Con l'allungamento della vita media continua a crescere la domanda di cure e di assistenza: "Nel 2030 saranno più di 4 milioni le persone in cattivo stato di salute. E i portatori di almeno due patologie croniche saranno più di 20 milioni". Negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2014, la spesa sanitaria pubblica è invece "diminuita del 3,4% in termini reali e oggi sono meno del 20% gli italiani che affermano di trovare nel welfare pubblico una piena risposta ai loro bisogni. Più della metà delle famiglie di livello socio-economico basso è poi convinta che un eventuale aggravio dei costi per il welfare sarà incompatibile con i loro redditi disponibili". Quanto alla spesa sanitaria pubblica, in Italia, è pari "al 6,8% del Pil del Paese, un valore più basso di quello di Francia (8,6%), Germania (8,4%) e Regno Unito (7,3%). La spesa sanitaria privata, invece, ammonta al 2% del Pil, un valore inferiore alla media dei Paesi Ocse (2,4%) e al dato di tutti i Paesi europei più avanzati".
(Fonte: tratto dall'articolo)