L’invecchiamento della popolazione pone il problema dell’assistenza agli anziani. Sono in atto cambiamenti socio-economici che complicheranno le cose: la frammentarietà e la precarietà del lavoro, il tramonto della famiglia multi-generazionale e i cambiamenti demografici. Nei prossimi cinque decenni gli ultra 65enni raddoppieranno (saranno circa 20 milioni) e gli ultra 85enni saranno il triplo di oggi. L’indennità di accompagnamento è la principale fonte di sostegno per chi assiste disabili e non autosufficienti ma spesso il contributo pubblico deve essere pesantemente integrato dalle famiglie. La spesa complessiva dello Stato per questa voce è ammontata, nel 2015, a 12 miliardi (circa lo 0,75%) del pil (prodotto interno lordo). Sul fronte previdenziale la situazione non è migliore: le coperture previdenziali si ridurranno progressivamente. I tassi di sostituzione netti (l’importo percentuale di pensione rispetto all’ultimo stipendio percepito), per chi andrà in pensione di qui al 2040, sono stimati in calo (71% nel privato e 68% nel pubblico). Ne consegue che la copertura delle esigenze previdenziali e di salute deve essere ricercata in “soluzioni collettive” ma fruibili con flessibilità. Fra queste, per il welfare aziendale, si aprono nuovi scenari con la legge di stabiltà 2017 che permette di destinare i premi aziendali all’utilizzo da parte dei lavoratori di servizi in salute e assistenza ma anche in previdenza integrativa assicurando ad esempio il rischio non autosufficienza.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)