L'ultima battaglia di Susan Sarandon, diva da Oscar (vinto nel 1996 per "Dead Man Walking") e da sempre in prima fila per il femminismo, il partito democratico e i diritti civili, è quella di diventare italiana: «Voglio prendere la cittadinanza italiana, mia madre veniva da Ragusa e adoro il vostro Paese», rivela l'attrice americana al Magna Graecia Film Festival di Catanzaro dove ha ricevuto la "Colonna d'oro" alla carriera e assistito alla proiezione di Thelma & Louise, uno dei suoi film più famosi.
«Bevo tanto caffè, nel 1985 ho fatto una figlia, Eva, con un italiano (il regista Franco Amurri) e ho i documenti in regola ma mi dicono che per due anni non ci rientro, sono troppo vecchia: spero che qualcuno possa aiutarmi». Gli anni sono 76, ma il carisma è sempre prepotente. Come la tendenza a parlar chiaro e la voglia di lavorare: Susan ha 5 film in uscita ma le severe regole del Sag-Aftra, il sindacato degli attori attualmente in sciopero, le impediscono di parlarne.
In compenso l'attrice appoggia appassionatamente l'agitazione che sta mettendo in ginocchio l'industria: «In America siamo a un punto di svolta», scandisce, «il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più e non solo nel cinema. L'87% degli attori non guadagna abbastanza da potersi permettere l'assistenza sanitaria.
«Da giovane mi sono ispirata ad attrici come Jane Fonda e Vanessa Redgrave che sfidavano il sistema», racconta, «ma non immaginavo che avrei combattuto per cambiare le cose. E non ho mai considerato la carriera come la mia identità ma come un mezzo per comunicare. Volevo raccontare delle storie, ho la fortuna di esserci riuscita».
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)