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Bormolini Guidalberto

Scegliere la vita anche oltre la morte

Psicologia contemporanea, 275, 2019, pp.61-65

Nei versi di Alda Merini si legge “La tenebra è solo una grande domanda di luce”. Cosa sappiamo veramente di ciò che si muove nel mistero di un essere umano. 

Una richiesta di suicidio assistito può originarsi anche da una domanda lecita, a cui forse il richiedente ha trovato quella che gli appare come l’unica soluzione, ma che forse tale non è. La richiesta suicidarla potrebbe non essere una richiesta di morte, ma la più estrema richiesta di vita che non regge all’assenza di risposte. Un paradosso che vive l’uomo moderno è il timore di essere privati della propria morte come termine della sofferenza. 

Sciascia diceva: ”A un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire l’ultima speranza”. Una società che instilla nei malati, negli anziani, nei soli, il desiderio di morire non fa altro che mettere sulle loro spalle il peso del “sentirsi inutili”. Uno studio condotto su 2157 pazienti nella Maison medicale “Jeanne Garnier” di Parigi (il più grande centro di cure palliative francese) presi in carico in due anni, il 9% ha dimostrato desideri di morte, ma solo il 3% ha concretizzato una richiesta di eutanasia e una volta presi in carico globalmente dalle cure palliative, il 90% di questi non ha reiterato la domanda. I dati dell’Osservatorio volontario di monitoraggio delle cure palliative dicono che 2 cittadini su 3 (il 63%), non conoscono l’esistenza delle cure palliative. 


Questa disinformazione, anche da parte dei media, crea confusione su due aspetti fondamentali quali l’eutanasia (uso di farmaci letali che provocano la morte del malato) e la sedazione palliativa che corrisponde alla semplice cessazione della sofferenza, pratica permessa dalla legislazione e dalla Chiesa Cattolica, ottenuta con farmaci ad azione sedativa reversibile e modulabile. Ines Testoni, capofila di chi propone una disciplina di “educazione alla morte” osserva che gli uomini odierni sono costretti a fare le proprie scelte su vita e morte in un contesto assolutamente inedito nella storia dell’umanità: morte, vecchiaia e sofferenza sono bandite, sono diventate un tabù innominabile. 

Guidalberto Bormolini conclude l’articolo dicendo che gli esseri umani sono e restano un mistero e bisogna accoglierli come sono, anche nelle loro più difficili scelte morali, comprese quelle del cosiddetto “fine vita”.

(Fonte: tratto dall'articolo)

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Autore (Cognome Nome)Bormolini Guidalberto
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine61-65
LinguaItaliano
OriginaleNo
Destinatari
  • Operatori dei servizi
  • Caregiver
  • Volontari
Data dell'articolo19000101
Numero275
Fonte
Approfondimenti Onlinewww.psicologiacontemporanea.it/la-rivista/fine-vita/
FontePsicologia contemporanea
Subtitolo in stampaPsicologia contemporanea, 275, 2019, pp.61-65
Fonte da stampare(Fonte: tratto dall'articolo)
Volume
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Bormolini Guidalberto
Attori
Parole chiave: Fine vita