L’esito di un infarto è un danno a carico dei tessuti del miocardio, il muscolo del cuore. All’entità di questo danno è associato il rischio di sviluppare lo scompenso cardiaco: «Non tutti gli individui che sono stati colpiti da un infarto rischiano lo scompenso. Chi avrà subito un infarto più esteso sarà esposto a un rischio maggiore», spiega la dottoressa Maddalena Lettino del Dipartimento Cardiovascolare di Humanitas. Cosa si fa per ridurre le probabilità di sviluppare scompenso? La prevenzione dello scompenso è parte integrante del trattamento dell’infarto: «Quando il danno è esteso viene definita una terapia farmacologica con cui ridurre le probabilità di scompenso cardiaco», ricorda la specialista. «Il paziente dovrà seguire regolarmente la terapia e aderire alle prescrizioni in maniera scrupolosa». Accanto alla terapia farmacologica si affiancano le variazioni dello stile di vita che concorrono alla riduzione del rischio di scompenso: «Il controllo del peso corporeo, l’adesione a una dieta “amica del cuore”, la riduzione dei livelli di colesterolo, l’attività fisica, lo stop al fumo di sigaretta sono tutte azioni utili per proteggere la salute del cuore. In questo modo il paziente ridurrà il rischio di scompenso anche perché cercherà di scongiurare un nuovo episodio ischemico. Un secondo infarto non farebbe altro che estendere il danno ai tessuti del miocardio e rendere così lo scompenso più probabile», conclude la specialista.
(Fonte: tratto dall'articolo)