Nell’Italia che invecchia le nude cifre parlano, come noto, di 1,3 milioni di malati con varie forme di demenza. Poco o niente, invece, si sa dei caregiver, dell’esercito di ormai 4 milioni di persone, per la quasi totalità, a parte i professionisti, senza alcuna cultura specifica: volontari, badanti (retribuite) di infinite nazionalità, ma soprattutto familiari che, più o meno a tempo pieno, per amore o per obbligo parentale, si dedicano a un incarico difficile, penoso, spesso ingrato e comunque sempre gratuito. Il dato numerico è dunque già di per sé impietoso, ma ciò che le cifre non rappresentano, sono le imprevedibili dinamiche della relazione d’aiuto, l’ambiguo e controverso rapporto tra caregiver e assistito. Rinunce, sacrifici, atti di generosità ed eroismi di tanti possono infatti accompagnarsi a sordi conflitti, torbidi rancori, nonché a episodi tutt’altro che rari di abusi, maltrattamenti e violenze che la stampa periodicamente riporta. Su questi due aspetti del pianeta demenze (aumento vertiginoso dei malati e fragilità dell’assistenza), ha dato battaglia il Convegno Nazionale sui Centri Diurni Alzheimer conclusosi ieri a Pistoia.
(Fonte: tratto dall'articolo)