Genova, con i suoi indici di vecchiaia ben superiori alla media nazionale, può considerarsi, ormai da circa venti anni, la città laboratorio delle tendenze demografiche che attendono l'Italia e l'Europa. Ciò nonostante - in alcuni quartieri della città l'indice di vecchiaia si attesta a 300 over 65enni per 100 under 14enni - questa realtà non viene considerata come dirimente nelle strategie di sviluppo e di ripartizione delle risorse. E la stessa cosa vale per i giovani di cui ci si rammarica per il progressivo ridursi ma senza dare il via a politiche che ne valorizzino competenze e autonomia. Così la città presenta numeri impressionanti per quanto riguarda anziani non autosufficienti in attesa di un posto nelle strutture residenziali, o per l'aumento della demenza senile e dei malati di Alzheimer che riguardano il 6,5% degli over 65enni. Realtà a cui danno risposte famiglie lasciate sempre più sole nel far fronte al problema e per le quali aumentano progressivamente le probabilità di scivolare, come rileva il Censis, nella povertà. Nessuna parte politica ha avanzato un piano sanitario e sociale per evitare di essere investiti dalla emergenza degli anziani soli e non autosufficienti. Così come è rimosso anche l'interrogativo di cosa voglia dire essere città di anziani a partire dalla “silver economy” collegata a domande abitative, sociali, culturali. Perché la maggior parte degli anziani sta bene e con un futuro abbastanza lungo davanti da consentire di progettare e costruire la propria vecchiaia vissuta come cittadini a tutto tondo e a pieno titolo. Essere anziani oggi non è più solo un costo sociale. Tutt'altro. Ciò nonostante tutto questo non diventa argomento di discussione pubblica e la politica non mostra le capacità necessarie per agire oltre le emergenze e il momento contingente. Mentre invece elaborare una strategia rivolta alla città degli anziani potrebbe innescare investimenti, dare vita a partnership pubblico-privati, produrre occupazione. Genova e la Liguria ripensando il welfare per gli anziani, producendo innovazione sociale e tecnologica rivolta alla terza e quarta età (l'Istituto Italiano di Tecnologia è già ampiamente impegnato in questo senso), potrebbero davvero diventare modelli da imitare per dare risposte alla rivoluzione che l'invecchiamento della popolazione porta con sé in tutto l'Occidente.
(Fonte: tratto dall'articolo)