Lo spunto iniziale è dato da una prognosi: sei mesi di vita. Il racconto è intervallato da frequenti flash back che ricostruiscono quanto di non detto sta nel rapporto tra due viaggiatori in treno, con le rotaie, facile metafora della vita, che ci corrono incontro e che si allontanano vertiginose. Il titolo di questo racconto è un verso di Giorgio Caproni, che mette a fuoco il paradosso dell’esistenza di ognuno, nel suo continuo perdersi e ritrovarsi, in un presente inondato da passato e futuro, tra identità e alterità, tra incontro e solitudine. C’è la possibilità di riprendere a vivere in pienezza anche se la gioventù è passata, convinti che la serenità si conquista incontrando se stessi e l’altro che ci accompagna, anche se la fine è vicina.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)