(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

Garavaglia Barbara

Se la cultura della legalità diventa aiuto contro l’Alzheimer

Avvenire, 11-12-2022

“Le querce di Mamre” di Galbiate, oggi un centro diurno integrato per anziani, prima era un bene appartenente al clan Coco Trovato, sequestrato dopo l’arresto della banda e riassegnato con il coinvolgimento di Caritas Ambrosiana e successivamente con l’affidamento alla cooperativa L’Arcobaleno. La struttura è rinata ed è stata inaugurata nel 2004 e i locali dell’edificio sono stati adattati alle esigenze di coloro che usufruiscono del centro che risponde a una domanda del territorio, cioè ospitare durante il giorno gli anziani affetti da Alzheimer. 

Qui nasce MeMo (Memorie in movimento), progetto multimediale, interattivo e intergenerazionale che ha coinvolto, dal 2016, centinaia di studenti, dalla seconda media in su. Un percorso nato dalla collaborazione de L’Arcobaleno con Cinemovel Foundation, con partner Teche Rai e Libera, oltre ad altre realtà. Una modalità nuova per raccontare una storia di lotta alle mafie, confisca di beni, di restituzione, mettendo in atto un percorso di scambio intergenerazionale con gli ospiti del centro.

«Ci sembrava importante – spiega Roberta Magliacano, referente della cooperativa per i progetti sul territorio – che i ragazzi si avvicinassero ai temi della legalità ed entrassero in contatto con la fragilità dell’anziano. In questo centro, infatti, ci sono anziani con demenza, con Alzheimer». Un centro che, alla nascita, era una realtà all’avanguardia: è una struttura sociosanitaria con la possibilità, per il familiare, di accompagnare l’anziano per alcuni giorni, oppure per tutta la settimana, per l’intera giornata oppure solamente per alcune ore. È un’azione tesa a favorire la permanenza dell’anziano nel proprio contesto familiare. Egli arriva qui, riceve stimoli, proposte calibrate, è sempre messo al centro come persona, con memorie, ricordi da valorizzare, alleggerendo il compito assistenziale dei parenti.

Alle Querce lavora un'équipe composta da una decina di persone, tra personale sanitario, educatrici e altre figure. Una opportunità offerta dal percorso di confisca del bene è stata anche quella di dare lavoro a queste persone. In questo centro i giovanissimi sperimentano anche la relazione con l’età avanzata che non sempre hanno avuto modo di affiancare: «I ragazzi hanno sempre riconosciuto come momento di valore l’interazione con l’anziano – conclude Magliacano -; per alcuni studenti che non hanno i nonni, è stata la prima esperienza di vicinanza con la fragilità insita nella terza età. Alcuni hanno detto di aver pensato di lavorare in questo ambito dopo l’esperienza di MeMo».

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)Garavaglia Barbara
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2022
Pagine
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2022-12-11
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteAvvenire
Subtitolo in stampaAvvenire, 11-12-2022
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Garavaglia Barbara
Attori
Parole chiave: Buone pratiche Malattia di Alzheimer Rapporti intergenerazionali