Ormai la chirurgia per risolvere i problemi della prostata è l'ultima opzione presa in considerazione. Una volta valutati la dimensione ingrossata della ghiandola prostatica e i sintomi associati si possono valutare le terapie da applicare.
Quest'ultima tiene contro di come proteggere e migliorare la qualità di vita del paziente con cure che rispondano alle esigenze della malattia e alle aspettative della persona In alternativa alla terapia medica si può valutare quella chirurgica, se la prima non basta più, ma anche con la seconda ipotesi non viene esclusa la preservazione dell'attività sessuale.
I farmaci d'elezione per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna, appartengono a due categorie: gli alfa-litici (agiscono contro i sintomi) e gli inibitori della 5-alfareduttasi (intervenendo a livello della sintesi del testosterone, rallentano la progressione della malattia) che a volte vengono abbinati.
Ma nessuno dei due ha una azione antinfiammatoria.
L'insorgere dell'infiammazione inizia prima del rilevamento della malattia, quindi intervenire rapidamente permette una maggiore efficacia.
Per questo ora si usa l'estratto di Serenoa repens, un farmaco che, rispetto ai classici antinfiammatori (Fans), può essere somministrato anche per lunghi periodi senza particolari effetti collaterali.
Un'altra alternativa «soft» all'ipertrofia prostatica benigna è il Rezum, un trattamento che consente di affrontarla con il calore e il vapore acqueo. La nuova tecnologia è utilizzabile in ambulatorio, senza dover ricoverare il paziente e distrugge o rimuove i tessuti in eccesso attraverso l'erogazione di vapore acqueo.
I primi risultati hanno di media dopo un mese, con il riassorbimento del tessuto prostatico e la riduzione del volume della ghiandola.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)