Le RSA sono diventate in questi anni sempre più medicalizzate. Sono cioè state sottoposte a un funzionamento sempre più simile a quello ospedaliero. Si dice perché la maggior parte dei ricoverati siano “non autosufficienti”.
Nell’approccio medicalizzato dell’anziano, dunque, il rischio è un approccio che mira più al trattamento “patologico”, che alla promozione del benessere dell’individuo.
Ma, viene da pensare che le categorizzazioni siano ingiuste.
Un non autosufficiente può avere problemi di deambulazione, ma intende benissimo.
Categorizzare è misconoscere le specificità individuali per codificare protocolli e procedure. Molte strutture hanno perciò importato un’organizzazione del lavoro di tipo industriale sottovalutando la soggettività degli ospiti e degli operatori.
E sono stati proprio gli operatori nell’emergenza coronavirus, a denunciare i loro datori, mostrando la dis-identificazione con le strutture.
Si moltiplicano strutture che vantano allettanti servizi residenziali e tecnologici, promuovendo prodotti speciali e l’intrattenimento di pazienti di Alzheimer. Alcune RSA sostengono business redditizi più utili ai fondi di investimento che ai pazienti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)