La Fiaso (Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere) ha condotto una indagine per delineare il quadro del fabbisogno medico in Asl e ospedali nei prossimi anni.
Il campione era rappresentativo di 91 aziende sanitarie e ospedaliere, pari al 44% dell’ universo sanitario pubblico. Primo dato, è il primato italiano di anzianità dei medici, che nel 51,5% dei casi hanno superato i 55 anni di età, contro il 10% del Regno Unito, il 20% o poco più di Olanda e Spagna, mentre Francia e Germania hanno circa il 40% di medici con i "capelli bianchi". Molti hanno abbandonato i loro posti per sopraggiunti limiti di età e non sono stati rimpiazzati a seguito dei blocchi del turn over. La proiezione nazionale dei dati del campione dice che, dal 2012 al 2017, 24.651 dirigenti medici hanno lasciato il servizio. Una media di circa 4.100 cessazioni l’anno. Da ciò, il progressivo invecchiamento della popolazione medica; solo nel 2012 erano in 422 a "spegnere le 65 candeline"; lo scorso anno, la platea dei potenziali pensionandi era salita a quota 2.087. Il trend è in costante crescita. Per ridurre l’impatto di queste dinamiche la Fiaso suggerisce di:
- favorire lo sviluppo di reparti basati sull’intensità di cura e complessità assistenziale (per la gestione di cronici e post-acuti);
- investire in nuove figure professionali che arricchiscano il middle management (come l’ingegnere gestionale o biomedico);
- coinvolgere i medici di medicina generale nel sistema di continuità assistenziale;
- prevedere contratti ad hoc per favorire il proseguimento dell’attività medica fino a 70 anni (superando il limite contributivo di 40 anni).
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)