E’ dall’inizio del secolo scorso che si indaga sui legami tra relazioni sociali e la salute delle persone e ora arrivano dalla scienza nuove conferme. E’ sbagliato liquidare con l’accusa di superficialità la voglia delle persone di avere follower o like su Facebook. Infatti, dicono gli antropologi che uno dei motivi per cui l’Homo Sapiens è sopravvissuto è grazie alla sua capacità di comunicare, perché avere tanti amici è un bisogno ancestrale. Avvertono però gli scienziati che i social media non possono essere l’unico strumento e come sottolinea Gilberto Corbellini, docente di storia della Medicina alla Sapienza, la socializzazione deve avvenire con il faccia a faccia. Nei social network manca il linguaggio del corpo, il tono della voce, non c’è alcun tipo di feedback, e viene quindi rafforzata l’auto-narrazione perché non scambiamo emozioni, che sono i presupposti dei processi cognitivi. Sottolinea Salvatore Maria Aglioti, neuroscienziato della Sapienza e della Fondazione Santa Lucia, che chi, anche in mezzo agli altri, si sente solo, ha una riduzione del proprio benessere psicologico e fisico, e ciò può incidere sull’accorciamento della vita. Julianne Holt-Lunstad, psicologa alla Brigham Young University, ha riunito 148 ricerche sulle relazioni tra attività sociale e salute, per un totale di 308 mila persone dai 6 a i 92 anni da cui risulta che chi possiede una forte rete di conoscenze ha il 50% in più di probabilità di sopravvivenza, e se le relazioni sono buone si arriva al 91%. Basti pensare che essere lasciati dal partner o giudicati dagli altri, può portare a mutazioni del DNA, mentre è dimostrata la correlazione tra vita sociale e i marcatori biologici della longevità. Attenzione però a non scambiare la popolarità, fatta di gentilezza e disponibilità verso il prossimo, con lo status, che indica potere, prestigio e visibilità.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)