Il 2015 fu l’anno nel quale la mortalità registrò una crescita inattesa. Circa 648 mila decessi, 50 mila in più rispetto all’anno prima e comunque lontani dalla media del decennio precedente.
Il dato è stato poi ridimensionato nella sua apparente gravità analizzando la struttura dell'età: il numero degli ultranovantenni è infatti aumentato del 40% tra il 2009 e il 2015 in conseguenza delle forti fluttuazioni delle nascite avvenute novant’anni prima a seguito delle vicende belliche ed epidemiologiche.
Nei prossimi anni saremo di fronte a un veloce processo di invecchiamento della popolazione per effetto dell’ingresso nella terza e quarta età delle affollate generazioni dei baby boomer (i nati dal dopoguerra ai primi anni settanta). L’inevitabile conseguenza sarà un aumento dei decessi nei prossimi decenni che si esaurirà con la conclusione dell'onda lunga di quella lontana demografia generosa. Peraltro saremo in presenza di un aumento della longevità, che porterebbe entro il 2065 la speranza di vita maschile, in Italia, a superare gli 86 anni e quella femminile ad oltrepassare i 90.
E' appurato che l’invecchiamento longevo della popolazione innesca una inevitabile e crescente fragilità per cui fatti eccezionali o episodici come inverni particolarmente freddi, influenze virulente, ondate di calore estive, generano picchi inattesi di decessi “anticipati” di persone che probabilmente sarebbero comunque morte nel breve periodo. Va da sé che tutto ciò è connesso alle condizioni di salute degli anziani che in Italia, dopo i 75-80 anni, presentano un quadro non soddisfacente, peggiore rispetto alla media europea.
(Fonte: tratto dall'articolo)